
A Pierluigi Pardo, giornalista e telecronista Mediaset, voce sportiva di Radio 24, vanno le Cuffie d’Oro Not only Radio Celebrity-Premio 42K, uno dei primi riconoscimenti già assegnati nell’edizione 2014 dei Radio Awards italiani, in programma al Politeama Rossetti il 20 settembre.
“Sono contento di ricevere questo riconoscimento – commenta – felice anche perché lo ritirerò in una città splendida come Trieste».
Pardo è uno dei telecronisti di punta delle partite di Serie A, UEFA Champions League e UEFA Europa League sulle reti Mediaset, oltre che inviato al seguito della Nazionale. Dal 2013 è alla guida della trasmissione “Tiki Taka – Il calcio è il nostro gioco”, in seconda serata su Italia 1. Sempre dallo scorso anno conduce in coppia con Carlo Genta la trasmissione radiofonica “Tutti Convocati”, ogni giorno su Radio 24”.
Come ha accolto la notizia del premio?
Mi fa davvero molto piacere, anche perché Cuffie d’Oro vanta un palmares eccezionale e sono orgoglioso di essere stato scelto al mio primo anno di radio fatta in modo continuativo. Ho letto grandi nomi che mi hanno preceduto e che sono saliti sul palco per ritirare i riconoscimenti. E’ una manifestazione importante, che ho seguito anche nelle passata edizioni.
Ho cominciato come molti colleghi nelle radio private nella mia città, Roma, tra le esperienze che ricordo con più piacere radio Futura e Talk Radio, ma anche alcuni personaggi, come Marco Lolli, mio maestro, un guru della radio. E’ un lavoro che mi piaceva e mi piace tuttora, sia in studio sia fuori. E sono io, prima di tutto, un affezionato ascoltatore.
Cosa cambia per un giornalista il lavoro in radio e in tv?
Penso che negli ultimi anni la televisione abbia imparato molto dalla radio, è diventata un mezzo più informale, più diretto, con un contatto più veloce con il pubblico. Un aspetto che in precedenza era caratteristico soprattutto della radio, basti pensare alle dediche della GENTE, molto in voga tuttora, che hanno sempre consentito di instaurare un rapporto stretto, quasi romantico, tra ascoltatori ed emittente. E’ inevitabile comunque che la televisione ti porti ad essere più formale, sei davanti alle telecamere, hai luci puntate, in aggiunta a una serie di aspetti che per certi versi la rendono più complessa, anche se comunque divertente. La radio invece ha un carattere forse più intimo, spesso trasmetti chiuso in una stanza, in una situazione più tranquilla e meno esposta.
Sono tanti i giovani che sognano il giornalismo sportivo, che consigli dare?
L’accesso alla professione è sempre più difficile, ma credo che la parola giusta sia intraprendenza. Darsi da fare bussando a tutte le porte se davvero c’è la passione e la voglia di seguire questa strada. Sono tanti i ragazzi che puntano a lavorare nel settore e i posti sono pochi, io invito sempre a inseguire i propri sogni, dandosi comunque un tempo, entro il quale raggiungerli, con il coraggio poi di cambiare direzione se le cose non vanno bene. Ai giovani consiglio inoltre di partire proprio dalle radio locali, che sono un’ottima palestra per iniziare. Sul campo invece un solo suggerimento, essere semplici, parlare alla gente con un linguaggio diretto, senza troppi luoghi comuni, come spesso accade nello sport.
Con Trieste un legame speciale…
Curiosità, la mia casa a Roma si trova proprio nel quartiere Trieste….E’ una città che adoro, con la vostra splendida piazza Unità d’Italia aperta sul mare, un luogo che accende tante suggestioni, con un’atmosfera particolare. Trieste è difficile da raggiungere, non ci si passa nemmeno per caso, e forse anche questo fa parte del suo fascino.
Continua intanto la vendita di biglietti per la serata-show del 20 settembre al Politeama Rossetti. www.ilrossetti.it